Yoga e Autorealizzazione
La vita dell’uomo è gestita dalla sua psicologia; una psicologia positiva rende l’uomo ottimista, tende a migliorare la vita dell’individuo e l’individuo con una psicologia positiva tende a migliorare le circostanze, tende a vedere in tutte le situazioni, anche nelle situazioni più drammatiche, un aspetto comico.
La psicologia pessimista, invece, tende a valutare sempre l’aspetto negativo delle situazioni, tende a vittimizzare, non porta verso la sintesi, verso la realizzazione delle idee, tende all’opposizione, al contrasto piuttosto che all’accordo e all’armonia, sia dentro di sé che con gli altri individui.
Ciò che l’uomo conquista nella sua vita interiore viene portato a livello sociale e per questo che l’I.S.S.U.P. propone la pace come conquista individuale prima che collettiva. Lo Yoga coinvolge tutti gli aspetti della vita dell’individuo, l’aspetto psicologico con i suoi libelli della mente, il conscio, il sub-conscio, l’inconscio e oltre l’inconscio il Sè, cioè gli stati più profondi di cui si è parlato.
Gli strati che spesso nell’uomo sono dimenticati e giacciono in profondità hanno la necessità di esprimersi, premono dalla profondità un antico richiamo.
L’uomo è sempre alla ricerca di qualcosa e l’esperienza del solo relativo lo lascia insoddisfatto. Passa da un desiderio all’altro, da un pensiero all’altro, senza trovare il nucleo e l’essenza della propria vita.
Attraverso lo Yoga, invece, è messo in contatto con qualcosa che è il proprio Sé, quello che in tanti testi, che parlano dello Yoga, viene definito l’Atman o il Testimone e che potrebbe trovare un equivalente in Occidente nella nostra cosiddetta Anima, intesa come energia vitale dell’individuo; è proprio questa dimensione, che essendo immutabile, può solo donare pace alla mente.
L’insegnamento del Raja Yoga è impartito in maniera individuale trasmesso oralmente dall’insegnante all’allievo. La tradizione orale è di fondamentale importanza in Oriente. Essa è basata sulla scelta, da parte dell’insegnante, di un Mantra che poi sarà utilizzato nella meditazione dall’allievo. In Oriente si dà estrema importanza all’attribuzione del Mantra.
Mantra deriva dalla parola sanscrita Man, radice di uomo, come in molte lingue, ad esempio quelle anglosassoni (Man in inglese oppure il Mennen del tedesco), e Tra, la radice di trasportare, trascrivere, attraversare, trascendere. È proprio questo il punto centrale del Raja Yoga: attraverso la risonanza provocata dal Mantra dare la possibilità alla mente di trascendere i livelli più superficiali e di portarsi nella zona più profonda di essa. Possiamo paragonare, a scopo esemplificativo, il livello più profondo della mente, il “Sé”, ad una sorgente di acqua pura che è sporcata dall’acqua più a valle; quest’ultima rappresenta gli strati superficiali, dalla parte subconscia della mente in cui si possono depositare le tensioni, gli stress quotidiani oppure gli stress che appartengono al passato, le zone d’ombra della coscienza. La risonanza del Mantra si riflette sui piani superficiali della mente e ne libera le tensioni depositate a vari livelli, consentendo l’accesso della mente stessa al Sé personificato, cioè all’Essere personificato, all’Assoluto in ogni individuo.
In definitiva, ogni persona (persona viene dal latino e significa maschera) è dotata di una personalità che è appunto legata all’aspetto relativo della vita: uno fa il medico, l’altro l’ingegnere, l’altro l’operaio, ha famiglia, svolge o ha determinati hobby, ha determinate ideologie e determinate relazioni; tutto questo appartiene alla sfera più superficiale della personalità dell’ individuo. Lo Yoga, invece, permette il recupero degli stati più profondi, quindi della individualità, dell’essenza dell’individuo che non appartiene all’aspetto della personalità, all’aspetto del relativo, in altre parole il medico, l’ingegnere; ma prima di essere medico o ingegnere si è uomini e si appartiene ad un genere, quello umano, e con lo Yoga si tende a realizzare in definitiva questa appartenenza.
Lo Yoga è diviso in numerose branche ed è un insieme di scuole, di tecniche, ognuna delle quali pone l’accento su alcuni aspetti. In Occidente si è diffuso l’Hata Yoga, cioè l’aspetto dello Yoga fisico che è composto da esercizi, posture, asanas, cioè atteggiamenti del corpo e modi di respirare; tale tecnica, essendo più vicina al nostro modo di intendere lo sport e la ginnastica, ha trovato terreno fertile per la sua diffusione. Il Raja Yoga, invece, si rivolge in primo luogo alla mente dell’individuo. Questo non significa che il fisico è tralasciato. Ogni esperienza dell’individuo che medita, che pratica il Raja Yoga, è consentita dalla partecipazione del fisico. Basta osservare la connessione che esiste, strettissima, tra lo stato di coscienza e la respirazione in ogni persona. La persona ansiosa, stressata ha una respirazione frequente, una persona rilassata ha la respirazione profonda e lenta. Durante la meditazione e la pratica del Raja Yoga, la respirazione si modifica in maniera naturale e tende ad essere spontanea come quella dei bambini. Il diaframma scioglie le tensioni e in questa maniera permette di creare le condizioni ideali al sistema nervoso per esperire stati di coscienza più profondi. Raja Yoga, come abbiamo già accennato, vuole dire Yoga Regale. Ci furono tempi, in India, in cui il Raja Yoga veniva insegnato praticamente ad autorità e persone che avevano in seno alla società delle funzioni di responsabilità amministrative e di guida. Con la pratica del Raja Yoga a questi individui si dava la possibilità di essere delle buone guide, di portare avanti, in maniera ottimale, il loro compito e dovere sociale. In questi tempi la I.S.S.U.P. ha fatto lo stesso percorso. Per molti anni ci si è dedicati solo alla pratica degli esercizi del Raja Yoga, si è dato appuntamento ai propri soci per parlare e per praticare, per coltivare l’aspetto teorico e pratico dello Yoga. Quando i tempi sono stati maturi, la I.S.S.U.P. è entrata nell’azione sociale, nell’azione per migliorare e stimolare il positivo dell’ambiente (anche proprio), in collaborazione con le autorità. La I.S.S.U.P., quindi, è passata dal Karma al Darma. Quando il Karma e il Darma procedono in maniera parallela, l’entità di un’associazione e quindi l’entità dei suoi soci che partecipano ai suoi programmi procede verso la cosiddetta autorealizzazione.
L’autorealizzazione non è altro che la possibilità di rendere reali e attuali le potenzialità che sono state concesse già alla nascita ad ogni singolo individuo.
Gli strati che spesso nell’uomo sono dimenticati e giacciono in profondità hanno la necessità di esprimersi, premono dalla profondità un antico richiamo.
L’uomo è sempre alla ricerca di qualcosa e l’esperienza del solo relativo lo lascia insoddisfatto. Passa da un desiderio all’altro, da un pensiero all’altro, senza trovare il nucleo e l’essenza della propria vita.
Attraverso lo Yoga, invece, è messo in contatto con qualcosa che è il proprio Sé, quello che in tanti testi, che parlano dello Yoga, viene definito l’Atman o il Testimone e che potrebbe trovare un equivalente in Occidente nella nostra cosiddetta Anima, intesa come energia vitale dell’individuo; è proprio questa dimensione, che essendo immutabile, può solo donare pace alla mente.
L’insegnamento del Raja Yoga è impartito in maniera individuale trasmesso oralmente dall’insegnante all’allievo. La tradizione orale è di fondamentale importanza in Oriente. Essa è basata sulla scelta, da parte dell’insegnante, di un Mantra che poi sarà utilizzato nella meditazione dall’allievo. In Oriente si dà estrema importanza all’attribuzione del Mantra.
Mantra deriva dalla parola sanscrita Man, radice di uomo, come in molte lingue, ad esempio quelle anglosassoni (Man in inglese oppure il Mennen del tedesco), e Tra, la radice di trasportare, trascrivere, attraversare, trascendere. È proprio questo il punto centrale del Raja Yoga: attraverso la risonanza provocata dal Mantra dare la possibilità alla mente di trascendere i livelli più superficiali e di portarsi nella zona più profonda di essa. Possiamo paragonare, a scopo esemplificativo, il livello più profondo della mente, il “Sé”, ad una sorgente di acqua pura che è sporcata dall’acqua più a valle; quest’ultima rappresenta gli strati superficiali, dalla parte subconscia della mente in cui si possono depositare le tensioni, gli stress quotidiani oppure gli stress che appartengono al passato, le zone d’ombra della coscienza. La risonanza del Mantra si riflette sui piani superficiali della mente e ne libera le tensioni depositate a vari livelli, consentendo l’accesso della mente stessa al Sé personificato, cioè all’Essere personificato, all’Assoluto in ogni individuo.
In definitiva, ogni persona (persona viene dal latino e significa maschera) è dotata di una personalità che è appunto legata all’aspetto relativo della vita: uno fa il medico, l’altro l’ingegnere, l’altro l’operaio, ha famiglia, svolge o ha determinati hobby, ha determinate ideologie e determinate relazioni; tutto questo appartiene alla sfera più superficiale della personalità dell’ individuo. Lo Yoga, invece, permette il recupero degli stati più profondi, quindi della individualità, dell’essenza dell’individuo che non appartiene all’aspetto della personalità, all’aspetto del relativo, in altre parole il medico, l’ingegnere; ma prima di essere medico o ingegnere si è uomini e si appartiene ad un genere, quello umano, e con lo Yoga si tende a realizzare in definitiva questa appartenenza.
Lo Yoga è diviso in numerose branche ed è un insieme di scuole, di tecniche, ognuna delle quali pone l’accento su alcuni aspetti. In Occidente si è diffuso l’Hata Yoga, cioè l’aspetto dello Yoga fisico che è composto da esercizi, posture, asanas, cioè atteggiamenti del corpo e modi di respirare; tale tecnica, essendo più vicina al nostro modo di intendere lo sport e la ginnastica, ha trovato terreno fertile per la sua diffusione. Il Raja Yoga, invece, si rivolge in primo luogo alla mente dell’individuo. Questo non significa che il fisico è tralasciato. Ogni esperienza dell’individuo che medita, che pratica il Raja Yoga, è consentita dalla partecipazione del fisico. Basta osservare la connessione che esiste, strettissima, tra lo stato di coscienza e la respirazione in ogni persona. La persona ansiosa, stressata ha una respirazione frequente, una persona rilassata ha la respirazione profonda e lenta. Durante la meditazione e la pratica del Raja Yoga, la respirazione si modifica in maniera naturale e tende ad essere spontanea come quella dei bambini. Il diaframma scioglie le tensioni e in questa maniera permette di creare le condizioni ideali al sistema nervoso per esperire stati di coscienza più profondi. Raja Yoga, come abbiamo già accennato, vuole dire Yoga Regale. Ci furono tempi, in India, in cui il Raja Yoga veniva insegnato praticamente ad autorità e persone che avevano in seno alla società delle funzioni di responsabilità amministrative e di guida. Con la pratica del Raja Yoga a questi individui si dava la possibilità di essere delle buone guide, di portare avanti, in maniera ottimale, il loro compito e dovere sociale. In questi tempi la I.S.S.U.P. ha fatto lo stesso percorso. Per molti anni ci si è dedicati solo alla pratica degli esercizi del Raja Yoga, si è dato appuntamento ai propri soci per parlare e per praticare, per coltivare l’aspetto teorico e pratico dello Yoga. Quando i tempi sono stati maturi, la I.S.S.U.P. è entrata nell’azione sociale, nell’azione per migliorare e stimolare il positivo dell’ambiente (anche proprio), in collaborazione con le autorità. La I.S.S.U.P., quindi, è passata dal Karma al Darma. Quando il Karma e il Darma procedono in maniera parallela, l’entità di un’associazione e quindi l’entità dei suoi soci che partecipano ai suoi programmi procede verso la cosiddetta autorealizzazione.
L’autorealizzazione non è altro che la possibilità di rendere reali e attuali le potenzialità che sono state concesse già alla nascita ad ogni singolo individuo.